domenica 4 settembre 2016

PIANALE DI CARRETTO SICILIANO 
(dipinto di Salvo Galiano)

Antonio Daneu (critico d'arte palermitano), in un suo saggio, osserva che i viaggiatori della Sicilia del '700 non hanno mai accennato al carretto siciliano perché il carretto siciliano non esisteva e non esisteva perché non c'erano le strade e tutti i commerci e i trasporti nell'isola avvenivano via mare. E' solo nel 1778 che il Parlamento siciliano approvò uno speciale stanziamento di 24.000 scudi per la costruzione di strade in Sicilia.
Il governo borbonico nel 1830 si preoccupò di aprire strade di grande comunicazione, le cosiddette "regie trazzere", non tanto per motivi economici, quanto per ragioni militari. La prima di queste "regie tazzere" fu la" regia strada Palermo-Messina montagne" che passava per Enna (allora Castrogiovanni) e arrivava a Catania. Erano strade fatte da grossi sentieri a fondo naturale, con salite ripidissime e curve a gomito, soggette a frane e piene di fossi; fu per questi percorsi che fu creato il carretto siciliano, con ruote molto alte, per potere superare gli ostacoli delle regie trazzere.
Ecco, questo era il panorama che si presentava ai nostri commerci  e trasporti via terra per la prima volta, perche' prima di questa data avvenivano sempre via mare.

Quando Guy de Maupassant, scrittore francese, nella Primavera del 1885, sbarcò a Palermo, la prima cosa che lo colpi fu proprio un carretto siciliano e lo definisce " un rebus che cammina " per il valore degli elementi decorativi. " Tali carretti, piccole scatole quadrate, appollaiate molto in alto su ruote gialle, sono decorati con pitture semplici e curiose, che rappresentano fatti storici, avventure di ogni tipo, incontri di sovrani, ma prevalentemente le battaglie di Napoleone I e delle crociate; perfino i raggi delle ruote sono lavorati. Il cavallo che li trascina porta un pennacchio sulla testa e un altro a metà della schiena....Quei veicoli dipinti, buffi e diversi tra loro, percorrono le strade, attirano l'occhio e la mente e vanno in come dei rebus che viene sempre la voglia di risolvere". Molti critici isolani hanno descritto il carretto siciliano, da G. Pitrè a G. Cocchiara, da Enzo Maganuco ad A. Buttitta.


LA RUOTA DEL CARRETTO
(dipinto di Salvo Galiano)

Due ruote in frassino, completano il carretto, con un circuni di ferro e dodici raggi che congiungono la corona della ruota, in noce, detta curva, col mozzo, che è fermato al fusu mediante un dado a vite detto cannula.

A Terrasini, siamo fortunati, abbiamo il più grande e bel museo del carretto d'Europa: Museo Regionale del carretto e naturalistico di Terrasini - L/re Peppino Impastato - Terrasini.

L'esposizione dei sistemi di trasporto è arricchita dal corposo nucleo espositivo del "Carretto siciliano". Si possono esaminare le differenze tipologiche in base alle aree di provenienza, nonché le tecniche costruttive, che possono essere evidenziate al meglio dalla ricostruzione della bottega del carradore rivitalizzata da periodiche visite didattiche guidate dall'artigiano.

La collezione Ventimiglia fu esposta in questa sede non ancora restaurata e rappresenta il corpus iniziale della raccolta. Sono esposte inoltre la collezione Modica di Monreale, la collezione Teresi di Palermo, la collezione Badalamenti di Partinico che comprende l'intera bottega artigiana e un cospicuo numero di reperti inerenti i cicli lavorativi e i mestieri tradizionali.

Cavaliere
(dipinto di Salvo Galiano)

Primo Cavaliere
(dipinto di Salvo Galiano)

 
VELINA PER UNA BATTAGLIA
(disegno di Salvo Galiano)

VELINA PER UNA BATTAGLIA
(disegno di Salvo Galiano)

 VELINA  DEL CAVALIARE
(disegno di Salvo Galiano)

VELINA DEL PRIMO CAVALIERE
(disegno di Salvo Galiano)

MOTIVI DECORATIVI
(dipinto di Salvo Galiano)

sabato 27 agosto 2016

Disegno di Salvo Galiano



FAVOLANDO RACCONTI 


Per me uomo maturo, via, via che passa il tempo, desidero una sempre maggiore esperienza intellettuale, sempre più verità delle cose e meno bugie, sapere che ciò che ci circonda e le persone che ci stanno vicino, siano nelle condizioni così come sono, senza alterazioni e costruzioni barocche, non perdere il pudore di dire la verità, neanche quelle nascoste che difficilmente riusciamo a dire.
La mia sensibilità e i miei anni trascorsi sin qui, mi obbligano a guardare le cose da vicino, contentarmi del poco, rinunciando alle speranze delle belle cose.

Nella mia vita ho sempre amato il disegno e la pittura, perchè amo la precisione dell'idea delle cose fatte bene, l'estetica, la purezza, la dolcezza, la sensibilità che esse trasmettono.
La sera, spesse volte, guardo fotografando il tramonto da casa mia, il sole pian piano esce di scena, lentamente si allontana, trascinato, forse dispiaciuto di lasciarci, va a dormire ingoiato dal mare, la costa del golfo di Castellammare diventa azzurra, il cielo ha un colore pastello, dal rosa al cremisi, ogni "colore" è costituito da tre componenti, la prima è la Tonalità, un colore "puro", cioè con una sola lunghezza d'onda all'interno dello spettro ottico della luce. In pittura il colore "puro" è senza aggiunta di pigmenti bianchi o neri.
La seconda è la Luminosità e specifica la quantità di bianco o di nero presente nel colore percepito.
Infine nel terzo componente è la Saturazione, che è la misura della purezza, dell’intensità di un colore.
Cosi come per incanto inizia la sera.
E' allora che comincio a dipingere, disegnare, entro nel mio mondo delle favole, le mie predilette sono quelle di Esopo 620 a.C. – 560 a.C. 
Le favole di Esopo trattano componimenti brevi, in genere con personaggi che sono animali personificati, con lo scopo esplicito di comunicare una morale. 

Le favole di Esopo hanno principalmente uno scopo didascalico ed educativo. Ciò significa che, nelle narrazioni, assistiamo di continuo a situazioni ispirate a un insegnamento pratico soprattutto con uno sfondo di deterrente morale che si riflette sull'emotività dei personaggi. Gli exempla di Esopo sono magistrali nella loro piccolezza, riflettono infatti, in situazioni elementari, tutte le caratteristiche della vita reale.

L'inganno, la verità, l'apparenza, la stoltezza e l'astuzia: esse sono emozioni esposte di frequente in Esopo, ma tutte in correlazione con la morale finale, con un fine educativo.

Qualche tempo fa acquistai il romanzo Lo Zahir, di Paulo Coelho, di cui si faceva un gran parlare. I pochi brani che ho letto dei suoi testi contengono copiosi riferimenti al mondo della massoneria ed esplicitano, spesso con illuminante chiarezza, i fondamenti della filosofia massonica e i loro risvolti nei rapporti interpersonali degli appartenenti alla fratellanza. Si prenda ad esempio questo brano, tratto per l’appunto da Lo Zahir:

"Che cos'è la Banca dei Favori?"

"Lo sai sicuramente. Ogni essere umano la conosce".

"E' possibile. Tuttavia non riesco ancora a capire di che tu stia parlando".

"Era citata in un libro di uno scrittore americano. E' la banca più potente del mondo. E opera in tutti i campi".

"Io vengo da un paese senza tradizioni letterarie. Non potrei fare favori a nessuno".

"Questo non ha importanza. Posso farti un esempio: io so che tu sei un personaggio destinato ad affermarsi, ad avere molta influenza, un giorno. Lo so perché, un tempo, ero come te: ambizioso, indipendente, onesto. Oggi non ho più l'energia di allora, ma intendo aiutarti perché non posso o non voglio sentirmi inerte: il mio sogno non è la pensione, bensì la lotta intrigante rappresentata dalla vita, dal potere, dalla gloria. Così comincio a fare versamenti sul tuo conto - depositi che non sono in denaro, ma in contatti. Ti presento a questa e a quella persona, facilito determinate trattative, purchè siano lecite. Tu sai che mi devi qualcosa, anche se io non chiedo mai niente".

"E un giorno..."

"Proprio così. Un giorno, ti chiedo qualcosa: tu potrai rifiutarmelo, ma saprai di essermi debitore. Se farai ciò che domando, io continuerò ad aiutarti. Gli altri sapranno che sei una persona leale, effettueranno versamenti sul tuo conto - saranno sempre dei contatti, perchè questo ambiente vive di essi, soltanto di essi. Un giorno, chiederanno anche a te qualcosa, tu ascolterai e ricambierai chi ti ha aiutato. Con il passare del tempo, la tua rete si estenderà nel mondo, conoscerai quelli che avrai bisogno di conoscere, e la tua influenza aumenterà sempre di più."

"Oppure potrò non fare ciò che mi chiedi..."

"Certo. La Banca dei Favori è un investimento a rischio, come qualsiasi altro. Potrai rifiutarti di farmi il favore che ti chiedo, pensando che ti ho aiutato perché lo meritavi, perché tu sei il migliore, e tutti abbiamo il dovere di riconoscere il tuo talento. Bene, allora io ti ringrazierò e chiederò a qualcun altro, sul conto del quale ho effettuato dei depositi. Ma, da quel momento, senza che ci sia bisogno di dire niente, tutti sapranno che non meriti alcuna fiducia. Potrai crescere ancora, sì, ma non fino al punto che vorresti. A un certo momento, la tua vità comincerà a declinare: sarai arrivato a metà, non alla fine, sarai mezzo contento e mezzo triste - non sarai né un uomo frustrato né un uomo realizzato. Non sarai né freddo né caldo: sarai tiepido, e, come dice un evangelista in uno dei libro sacri, le cose tiepide non colpiscono il palato."


giovedì 28 luglio 2016



Le immagini tratte dagli archivi di Terrasin'Art del 31 Luglio 2010 - sono sequenze dell'atto unico liberamente tratte dalle "Favole di Esopo" rielaborate in dialetto siciliano dall'attore Gaspare Cucinella, la consulenza storica e drammaturgica del Prof. Adalberto Magnelli, le illustrazioni acquarellate da Salvatore Galiano, le musiche originali di Vincenzo Galati - La produzione videofotografiche e regia di Terrasin'Art.






 GASPARE CUCINELLA

 VINCENZO GALATI - VINCENZO CUCINELLA




 PROF. ADALBERTO MAGNELLI


AUTORITA'  CIVICHE


GASPARE CUCINELLA


 GASPARE CUCINELLA




 RICONOSCIMENTO ALLA CARRIERA DI  ARTISTA 

DALLE AUTORITA' 


GASPARE CUCINELLA



 
RITRATTI  ESEGUITI DALL'ARTISTA  NICOLO' D'ALESSANDRO

Un video inedito di Gaspare Cucinella, tratto dall'archivio di Terrasin'Art, mentre  interpreta,
"Il Mulinazzu". Il riferimento  è alla torre "Mulinazzo" che è posta a Punta Raisi  presso Cinisi.

Una delle  bellissime e tantissime videopoesie che egli scrisse e ci volle dedicare qualche anno prima di lasciarci, ha voluto condividerle con noi del nostro gruppo culturale e  con l'artista Cosimo Rizzuto e antichissimo suo amico e con il Prof. Adalberto Magnelli.

Gaspare Cucinella è stato un dono per noi siciliani, avere goduto di  un poeta ironico a volte drammatico ora comico.

Con  il Gruppo Culturale Terrasin'Art egli ha scoperto idealmente il  luogo  per declamare le sue videopoesie.


La nostra amicizia non viene dalla sola riconoscenza perchè sarebbe come una fotografia che impallidisce col tempo.

Ci piace ricordarlo con una frase del Manzoni: " Una delle grandi consolazioni di questa vita è l'amicizia: e una delle consolazioni dell'amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto".

Salvo Galiano

mercoledì 27 luglio 2016


Un video inedito di Gaspare Cucinella, tratto dall'archivio di Terrasin'Art, mentre  interpreta, "La Fabbrica dei sogni" una delle tantissime videopoesie che egli scrisse qualche anno prima di lasciarci, ha voluto condividere con noi, del gruppo culturale, ma soprattutto con me, Cosimo Rizzuto artista e antichissimo suo amico e con il Prof. Adalberto Magnelli.
Gaspare Cucinella è stato un dono per noi siciliani, avere goduto di  un poeta ironico a volte drammatico ora comico.
Con  il Gruppo Culturale Terrasin'Art egli ha trovato il  luogo ideale per declamare le sue videopoesie.

Vogliamo ricordarlo cosi. La nostra amicizia non viene dalla sola riconoscenza perchè sarebbe come una fotografia che impallidisce col tempo.
Mi piace ricordarlo con una frase del Manzoni: " Una delle grandi consolazioni di questa vita è l'amicizia: e una delle consolazioni dell'amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto".


venerdì 1 luglio 2016



Luigi Pirandello

Se io fossi Pirandello forse vi parlerei così del mio pensiero: ecco, io trovo una mia vecchia carta d'identità e nel contemplare la mia foto di vent'anni fa sento, per la schiena, un brivido. Non mi riconosco: cambiati i capelli, il sorriso, la pelle del viso. Soprattutto, però, sono cambiato dentro, se non altro perché non ho più, davanti a me, il futuro che avevo allora. Alla vita, vent'anni fa, come ognuno, io chiedevo di farmi felice.

Mi direte voi: ma questo si sa, è ovvio, è banale.

Già, ma allora, se tutti lo sanno, cioè se tutti sappiamo che la vita è continuo cambiamento e continua trasformazione di pensieri e sentimenti, perché viviamo, poi, come se non lo sapessimo?

Io non sono oggi quello che ero ieri, quello che sarò domani. Eppure ho sempre lo stesso nome, faccio lo stesso lavoro, ho gli stessi amici, la stessa moglie, gli stessi figli... e anche loro, tutti, come me, mutano conservando il medesimo nome.

Perché tutto ciò è drammatico?

Perché l'uomo non può vivere assecondando l'istinto sotterraneo al mutamento continuo (lo slancio vitale) e deve "fermarsi", assumere cioè una "forma" che lo chiuda in un'identità: questo, questo e questo sei tu.

Disegno - Tecnica pastelli di ©Salvo Galiano


La vecchierella bianca

raccolta su ‘l murello
de la rural dimora,
non sazia già, ma stanca
di vivere così,
guarda, ed ai tanti fiori
onde il gran piano odora,
ai teneti uccelletti
 che dagli alberi intorno
a dai vicini tetti
le fanno un bel cantare,
movendo la canuta
tremula testa, pare
che dica ognor di sì.
-         Ricordi tu, ricordi
de le tue primavere
i bei lontani di?
E la vecchietta: - Sì! –
-         Ricordi quelle sere
d’aprile e i dolci accordi
al lume de la luna,
i balli, il primo amore,
allora che nel cuore
dapprima ti fiorì?
E la vecchietta: - Sì! –
-         Ricordi la preghiere
Presso la prima cuna
 Che la nonna imbastì? –
-         E la vecchietta: - Sì! –
-         Ricordi il lieto giorno
In cui la tua figliola,
bella come una rosa,
fattasi grande e sposa,
col genero partì? –
E la vecchietta: - Sì! –
-         Ricordi i tanti morti,
il vecchio tuo, le care
amiche de begli anni?
Oh come sola sei...
Vuoi tu morir col dì?
E la vecchietta: - Sì! –






mercoledì 29 giugno 2016

Disegno -  tecnica pastelli di  ©Salvo Galiano





"Una Favola di Esòpo antichissima, risale alla tradizione pre-greca e si trova nella storia babilonese di Etana".



  L'Aquila e la Volpe.

L'amicizia tradita

Un'aquila e una volpe, fattesi amiche, stabilirono di abitare una vicino all'altra, pensando che la vita in comune avrebbe rafforzato la loro amicizia.
Ed ecco che la prima volò sulla cima di un albero altissimo e vi fece il suo nido; l'altra strisciò sotto il cespuglio che cresceva ai suoi piedi e qui partori i suoi piccoli. Ma un giorno, mentre la volpe era uscita a cercar da mangiare, l'aquila afferrò i volpacchiotti e se ne fece una scorpacciata insieme con i suoi figli. Quando, al suo ritorno, la volpe vide che cosa aveva fatto, fu colta da un dolore che non era nemmeno tanto grande per la morte dei suoi piccoli, quanto per il pensiero della vendetta: animale di terra, essa non aveva infatti la possibilità di inseguire un volatile. Perciò, immobile, di lontano, unico conforto che rimane ai deboli e agli impotenti, scagliava maledizioni sulla sua nemica.
Ma non passò molto e toccò all'aquila scontare il suo delitto contro l'amicizia.
Infatti, un giorno che in campagna si offriva in sacrificio una capra agli dèi, essa piombò giù e si portò via dall'altare uno dei visceri che stava prendendo fuoco; ma quando l'ebbe trasportato nel suo nido, un forte soffio di vento lo investì e da qualche filo di paglia secca una vivida fiammata.
Cosi i suoi piccoli volatili, ancora impotenti, furono bruciati e cascarono al suolo.
La volpe accorse e se li divorò tutti sotto gli occhi della madre.

La favola mostra come coloro che tradiscono l'amicizia, se anche, per l'impotenza delle vittime, sfuggono alla loro vendetta, non riescono però mai ad evitare la punizione degli dèi.








martedì 28 giugno 2016


Giovanni Gherardo de Rossi



Poesia

Il Verme e la Zanzara

Disegno - tecnica Pastello di  ©Salvo Galiano


" Io voglio che l'inclita
mia stirpe conosca",
un verme vilissimo
diceva alla mosca.

" Io nacqui dal femore 
di nobil destriero,
che vanta un arcàvolo
nei canti d'Omero".

E l'altra: " non dubito
di quello che affermi:
illustre è l'origine,
ma i vermi son vermi".

O figli degeneri,
o sangue d'eroi,
leggete l'apologo:
è fatto per voi.

Apologo: Vera nobiltà è quella che ci deriva dalle buone opere e dai sentimenti elevati dell'anima.
Il resto è vanagloria: Fumo e nient'altro.

Giovanni Pascoli





Il Cane


Noi, quando il mondo va per la sua strada,
noi ci rodiamo, e in cuor doppio è l’affanno,
e perché vada, e perché lento vada.

Tal, quando passa il grave carro avanti del casolare,
che il razzon normanno stampa il suol
con zoccoli sonanti,

sbuca il can dalla fratta, come il vento;
lo precorre, rincorre; uggiola, abbaia.
Il carro è dileguato lento lento; il cane torna sternutando all’aia.

Giovanni Pascoli


“Difficilmente noi siamo contenti, che se anche lieti, ci rodiamo che il tempo passi tanto presto, mentre, se tristi, ci pare trascorra con una lentezza mortale.
E intanto il mondo segue indifferente la sua via: come il carro pesante che passa oltre e non s’arresta se il cane del casolare gli uggioli o gli abbai d’attorno”.